La Bibbia si esprime in modo dettagliato su ciò che si dovrebbe mangiare, stabilendo norme alimentari che hanno sia motivazioni religiose che sociali. Le regole contenute nella Scrittura non si limitano a un elenco di cibi leciti e proibiti, ma riflettono una profonda visione della distinzione tra il popolo di Israele e le altre società dell’antichità. Queste prescrizioni hanno avuto un impatto non solo sull’identità religiosa, ma anche sullo stile di vita quotidiano di milioni di persone.
La dieta originaria secondo la Genesi
Nei primi capitoli del Libro della Genesi, la dieta ideale dell’essere umano è rappresentata dal vegetarismo: “Io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, ed ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento” (Genesi 1:29). Inizialmente, quindi, l’umanità doveva nutrirsi esclusivamente di frutta, cereali, nocciole e legumi, ossia prodotti vegetali. Questo regime alimentare rifletteva uno stato di armonia tra l’uomo e la creazione.
Solo dopo il diluvio universale, le regole alimentari subiscono una modifica rilevante. In Genesi 9, Dio permette di consumare la carne degli animali, con una restrizione fondamentale: non mangiare “carne con la vita sua, cioè col suo sangue”. Questa regola introduce il principio del rispetto per la vita animale e la limitazione al consumo di sangue, ancora osservata nelle pratiche religiose ebraiche.
Le distinzioni tra cibi puri e impuri
Le regole alimentari più note, che formano la base della casherut, sono descritte dettagliatamente nei libri del Levitico e del Deuteronomio. Ad esempio, nel Deuteronomio 14 vengono elencati chiaramente gli animali che si possono mangiare, tutti rigorosamente erbivori e con caratteristiche morfologiche precise: “Potrete mangiare di ogni quadrupede che ha l’unghia bipartita, divisa in due da una fessura, e che rumina”. Questo criteri escludono alcuni animali, come il maiale, che ha lo zoccolo spaccato ma non rumina, oppure il cammello che rumina ma non ha lo zoccolo spaccato.
- Animali terrestri consentiti: bue, pecora, capra, cervo, gazzella, capriolo, stambecco, antilope, bufalo e camoscio.
- Animali terrestri vietati: porco, cammello, lepre, cavallo, coniglio.
Per quanto riguarda la fauna acquatica, solo i pesci con pinne e squame sono ammessi. Di conseguenza, sono esclusi tutti i frutti di mare, l’anguilla e altri pesci privi delle caratteristiche prescritte.
- Pesci permessi: devono avere pinne e squame.
- Pesci non permessi: frutti di mare, anguilla, caviale.
Un’altra sorpresa riguarda gli insetti: la maggior parte sono vietati, così come i rettili.
Motivazioni delle regole alimentari
Dietro alle regole sacrali che riguardano cosa mangiare, si celano molteplici motivazioni. La Bibbia sottolinea, innanzitutto, il loro significato identitario: “Tu sei infatti un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, e il Signore ti ha scelto per essere il suo popolo particolare fra tutti i popoli che sono sulla terra”. Quindi le norme alimentari servono a distinguere Israele dagli altri popoli, rafforzando legami sociali e spirituali.
Non mancano, tuttavia, motivazioni igienico-alimentari; alcune regole, come l’esclusione di animali considerati impuri, sembrano essere state introdotte anche per tutelare la salute. Molti animali vietati dalla legge ebraica sono oggi riconosciuti portatori di malattie o parassiti facilmente trasmissibili.
Le norme alimentari hanno così una valenza sia religiosa che pratica, integrandosi strettamente nella vita quotidiana dei credenti.
La rivoluzione di Gesù: dal divieto alla libertà alimentare
Nel Nuovo Testamento, Gesù introduce una profonda rivoluzione, mettendo in discussione le vecchie distinzioni tra cibi puri e impuri. Nei Vangeli, in particolare in Marco 7,14-23, si trova il celebre insegnamento: “Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Così rendeva puri tutti gli alimenti”.
Con questo passo, Gesù dichiara che ogni alimento è puro e sposta l’attenzione dalla legge alimentare esterna alla dimensione spirituale della persona. Non è il cibo a contaminare, ma ciò che nasce dal cuore dell’uomo. La comunità cristiana, quindi, non è vincolata dalle regole alimentari veterotestamentarie, una rottura che favorisce l’inclusione di nuovi credenti provenienti da popoli diversi.
Questa posizione segna una svolta epocale e influenzerà profondamente tutte le consuetudini alimentari del cristianesimo.
Prescrizioni meno note e sorprendenti
Frutta proibita nei primi anni
Tra le regole meno conosciute vi è il divieto di consumare la frutta degli alberi nei primi quattro anni di vita. Il Levitico 19:23 stabilisce che la frutta prodotta da un nuovo albero deve essere lasciata maturare senza essere mangiata per quattro anni. Questo precetto riflette una cura sacrale per le giovani piante e la gradualità del godimento dei frutti della terra.
Le decime sui prodotti agricoli
Un’altra regola sorprendente riguarda la decima sui prodotti agricoli (tevel). Nei tempi antichi, parte del raccolto doveva essere destinata ai sacerdoti, ai Leviti e ai poveri, oppure consumata durante i pellegrinaggi a Gerusalemme. Queste disposizioni testimoniano la funzione sociale e religiosa dell’alimentazione antica ebraica.
Divieto di sangue e interiora
Il divieto di mangiare sangue, già accennato, si accompagna spesso a quello sulle interiora e sui grassi specifici degli animali, ulteriori limitazioni che sottolineano il rispetto per la vita e la sacralità del nutrimento.
L’eredità delle regole alimentari bibliche oggi
Le norme bibliche sull’alimentazione sono ancora alla base delle tradizioni ebraiche, dando origine alla casherut, il complesso dei cibi kasher o adatti, e alle numerose pratiche di preparazione, controllo e consumo degli alimenti. Nel mondo cristiano, la maggior parte dei precetti alimentari è stata superata, grazie al messaggio di universalità portato da Gesù.
Tuttavia, la Bibbia continua a offrire spunti sorprendenti di riflessione sulla salute, la spiritualità e il valore etico del cibo. Il legame tra nutrizione, fede e identità rimane vivo e costantemente attuale, mostrando come le regole alimentari, spesso considerate accessorie, siano in realtà centrali nel rapporto con il sacro e con il proprio corpo.