Bruciore e dolore allo stomaco? Ecco come distinguere la gastrite dal reflusso

Quando si avvertono bruciore e dolore allo stomaco, è naturale domandarsi se si tratti di gastrite o di reflusso gastroesofageo. Queste due condizioni, pur condividendo sintomi simili e una possibile origine legata all’aumento dell’acidità gastrica, presentano differenze fondamentali sia nelle cause che nelle modalità di manifestazione, rendendo importante distinguerle per adottare un trattamento adeguato.

Caratteristiche della gastrite: infiammazione e dolore gastrico

La gastrite è un’infiammazione della mucosa interna dello stomaco. La sua comparsa può essere acuta o cronica e spesso si manifesta con un bruciore che insorge entro poche ore dal pasto, dolore localizzato nella parte superiore dell’addome e sensazione di peso o gonfiore gastrico. Può essere provocata da vari fattori, come l’assunzione eccessiva di farmaci antinfiammatori, infezione da Helicobacter pylori, consumo di alcol, fumo, stress prolungato o errori alimentari.

Nei casi più accentuati, il dolore può irradiarsi e assumere la forma di fitte; è inoltre frequente la nausea che può arrivare fino al vomito, una digestione lenta e la perdita di appetito. Il sintomo tipico rimane comunque il bruciore epigastrico, accentuato se lo stomaco è vuoto e spesso migliorato dall’alimentazione o dall’uso di farmaci che riducono l’acidità gastrica.

In presenza di gastrite, è la mucosa dello stomaco a risultare sensibile e danneggiata; le cause sono imputabili a agenti irritanti che, agendo direttamente o indirettamente, attivano una risposta infiammatoria locale.
Maggiori informazioni sulla gastrite possono essere trovate su Wikipedia.

Reflusso gastroesofageo: i sintomi chiave

Il reflusso gastroesofageo è dovuto alla risalita del contenuto acido dello stomaco nell’esofago, spesso causata da un’alterazione o debolezza dello sfintere esofageo inferiore. Ciò comporta che i succhi gastrici vengano a contatto con la fragile mucosa esofagea provocando bruciore retrosternale (pirosi), tipicamente che sale verso la gola.
A differenza della gastrite, il bruciore da reflusso si presenta solitamente dopo i pasti — spesso abbondanti — e può persistere in posizione supina o quando ci si piega in avanti. Un sintomo distintivo è il rigurgito acido, ovvero la percezione di liquido amarognolo o acido in bocca, insieme a dolore a livello della bocca dello stomaco, difficoltà digestive e, nei casi più gravi, sintomi atipici come tosse, raucedine, laringiti, asma notturna.

Tra i segni meno frequenti del reflusso si annoverano:

  • nausea
  • eruttazioni
  • alitosi
  • difficoltà di deglutizione
  • Talvolta il reflusso può anche essere asintomatico per lungo tempo, pur causando infiammazioni croniche all’esofago (esofagite). La comparsa di altri disturbi come dolore toracico, asma o raucedine, dovrebbe far sospettare questa condizione.
    Una panoramica aggiornata sul reflusso gastroesofageo è disponibile su Wikipedia.

    Come riconoscere le differenze tra gastrite e reflusso

    Pur essendo entrambe spesso associate al bruciore di stomaco, alcune differenze chiave aiutano nella distinzione:

    • Localizzazione del dolore: nella gastrite il dolore è centrale, situato a livello dell’epigastrio (zona superiore dell’addome). Nel reflusso il bruciore può irradiarsi dal torace fino alla gola.
    • Tempi di insorgenza: la gastrite tende a manifestarsi entro due ore dai pasti o a stomaco vuoto; il reflusso si avverte soprattutto dopo pasti abbondanti o quando ci si sdraia.
    • Altri sintomi: il reflusso è spesso associato a rigurgito acido, tosse secca notturna, raucedine, disturbi respiratori; la gastrite, invece, più di frequente si accompagna a nausea e senso di pienezza.
    • Aggravanti e miglioramenti: la gastrite può migliorare con l’ingestione di cibo o antiacidi, mentre il reflusso spesso si accentua dopo i pasti pesanti o in posizione sdraiata.

    Occorre considerare che reflusso e gastrite possono coesistere nello stesso individuo, complicando la diagnosi differenziale. La valutazione dei sintomi, la loro comparsa in relazione ai pasti, eventuali fattori di rischio (fumo, obesità, stress, farmaci) e la risposta ai rimedi adottati offrono importanti indizi per la discriminazione.

    Quando rivolgersi al medico e strategie di prevenzione

    Un gastroenterologo può aiutare a chiarire il quadro mediante esame obiettivo e, se necessario, l’esecuzione di accertamenti specifici come l’esofagogastroduodenoscopia (EGDS). Questo esame permette di esaminare direttamente la mucosa di stomaco e esofago, identificando infiammazioni, ulcere o altri danni e distinguendo la natura della sintomatologia.
    Altri test come la pH-metria esofagea possono essere consigliati in caso di sospetto reflusso persistente.

    La gestione si basa su alcuni principi di prevenzione e trattamento:

    • Modifiche dietetiche: evitare pasti abbondanti, cibi grassi, alcol, cioccolato, bevande gassate e caffeina.
    • Stile di vita: mantenere il peso corporeo nella norma, evitare abbigliamento stretto, non coricarsi subito dopo i pasti, ridurre lo stress.
    • Terapia farmacologica: uso di inibitori di pompa protonica e antiacidi su indicazione medica.
    • Monitoraggio: in caso di sintomi atipici, insorgenza di dolore toracico, difficoltà di deglutizione, perdita di peso o vomito ricorrente, è obbligatorio un approfondimento clinico tempestivo.

    In sintesi, prestare attenzione alle modalità di comparsa dei sintomi, alla loro relazione con i pasti, alla presenza o meno di rigurgito acido e alla risposta ai cambiamenti dietetici consente di formulare un primo sospetto sul disturbo in corso. Tuttavia, una diagnosi precisa e il trattamento più idoneo possono essere assicurati solo dal medico specialista, in funzione delle specificità di ogni singolo caso.

    Lascia un commento