La dermatite è una malattia autoimmune? Ecco cosa dice il medico

La questione se la dermatite, in particolare la forma atopica, sia una malattia autoimmune è dibattuta nel mondo medico e scientifico, soprattutto a causa delle molteplici sfaccettature che caratterizzano la patologia. Quello che emerge dalle ricerche più recenti è un quadro complesso in cui la disfunzione del sistema immunitario gioca un ruolo centrale, ma la dermatite atopica non viene classificata tra le classiche malattie autoimmuni, bensì come una malattia infiammatoria cronica a base immunologica.

Le origini immunologiche della dermatite atopica

La dermatite atopica viene definita come una malattia infiammatoria cronica ricorrente della pelle, la cui patogenesi coinvolge numerosi fattori: predisposizione genetica, alterazioni della barriera epidermica, meccanismi immunologici e fattori ambientali scatenanti. Sul piano genetico, sono note mutazioni che interessano la filaggrina, una proteina implicata nella funzione di barriera cutanea; queste mutazioni aumentano la suscettibilità alla dermatite e ad altre condizioni allergiche come l’asma e l’allergia alle arachidi.

Il coinvolgimento del sistema immunitario è fondamentale. Nei pazienti colpiti si osserva un’ipersensibilità immunitaria mediata da immunoglobuline E (IgE) e un’iperattivazione delle cellule T helper di tipo 2 (Th2), caratteristiche più tipiche delle malattie atopiche e allergiche che di vere patologie autoimmuni. Tuttavia, la risposta immunitaria nella dermatite atopica è complessa e può portare a uno stato di infiammazione cronica della cute.

Associazioni tra dermatite e malattie autoimmuni

Nonostante la dermatite atopica non venga propriamente definita autoimmune, diversi studi clinici degli ultimi anni hanno evidenziato una connessione significativa tra la sua insorgenza e la presenza di altre patologie autoimmuni, in particolare le tiroiditi autoimmuni come la tiroidite di Hashimoto e la malattia di Basedow.

Una metanalisi sistematica del 2021 su 14 studi osservazionali ha mostrato che i soggetti con dermatite atopica presentano un rischio maggiore di sviluppare condizioni autoimmuni, in particolare disturbi tiroidei. Uno studio britannico di ampia scala ha confermato che chi ha una diagnosi di dermatite atopica corre un rischio statisticamente più elevato di incorrere in malattie autoimmuni rispetto alla popolazione generale. Nei bambini affetti, sono stati evidenziati livelli aumentati di anticorpi antitiroidei, suggerendo una possibile componente autoimmunitaria anche nell’età pediatrica.

Questo quadro è rafforzato da dati sulla disfunzione delle cellule T gamma delta intestinali, eventualmente indotta da allergie alimentari precoci che possono favorire l’interconnessione tra dermatite atopica e disfunzioni del sistema immunitario endocrino, come quelle tiroidee. Gli studi genetici (randomizzazione mendeliana) sostengono un nesso di causalità tra predisposizione genetica alla dermatite atopica e rischio di sviluppo di ipotiroidismo di tipo autoimmune.

Infiammazione cronica, autoimmunità e ruolo dei mediatori immunitari

Un altro aspetto emerso dalla letteratura riguarda il legame tra infiammazione cronica cutanea e aumento di mediatori immunitari tipici sia delle dermatiti che delle malattie autoimmuni. Ad esempio, la proteina BAFF (B-cell activating factor) risulta essere elevata sia nella dermatite atopica che in molte altre patologie autoimmuni riconosciute, come la tiroidite di Hashimoto, la sclerosi multipla o l’artrite reumatoide.

Questi dati supportano l’ipotesi secondo cui la dermatite atopica sia il risultato di un dialogo costante e anomalo tra cute e sistema immunitario, probabilmente innescato da predisposizione genetica e fattori ambientali. Tuttavia, a oggi, la maggior parte degli esperti concorda nel ritenere che la dermatite atopica sia principalmente una patologia infiammatoria a base immunologica e non una classica malattia autoimmune, almeno nella definizione più tradizionale di autoimmunità, dove il sistema immunitario attacca in modo diretto antigeni propri ben definiti dell’organismo.

Parere medico attuale: differenza tra dermatite atopica e vere malattie autoimmuni

Dal punto di vista clinico, è necessario distinguere chiaramente tra malattie autoimmuni (come la dermatomiosite, il lupus eritematoso sistemico, la sclerosi multipla, ecc.) e malattie immuno-mediate come la dermatite atopica. Nelle malattie autoimmuni vere e proprie, il sistema immunitario attacca strutture precise dell’organismo, mentre nella dermatite atopica si osserva una deregulazione della risposta immunitaria che porta a una infiammazione cronica a livello cutaneo, spesso associata a una predisposizione allergica e atopia, piuttosto che a un processo autoimmunitario diretto.

Il parere degli specialisti dermatologi e immunologi è generalmente concorde: la dermatite atopica è distinta dalle malattie autoimmuni, pur condividendo con esse alcuni mediatori immunitari, fattori genetici predisponenti e associazioni epidemiologiche. La ricerca scientifica, tuttavia, sta portando sempre più alla luce una zona grigia di interconnessione tra infiammazione cronica e autoimmunità, suggerendo che nei soggetti predisposti la dermatite atopica possa rappresentare un campanello d’allarme per lo sviluppo futuro di vere e proprie patologie autoimmuni, soprattutto a carico della tiroide.

Dal punto di vista terapeutico ciò si riflette anche nella scelta di molte terapie innovative, come anticorpi monoclonali (per esempio dupilumab) che agiscono bloccando particolari citochine (interleuchina-4 e interleuchina-13) implicate nella risposta immunitaria e nello sviluppo dell’infiammazione cronica cutanea. Questi nuovi farmaci sono approvati per la dermatite atopica da moderata a grave e rappresentano una rivoluzione nel trattamento della malattia, proprio perché mirano a riequilibrare la risposta immunitaria, laddove i trattamenti topici non siano sufficienti.

In sintesi, la dermatite atopica non rientra nella definizione classica di malattia autoimmune, ma le forti e documentate correlazioni immunologiche con altre patologie autoimmuni la pongono in una posizione intermedia nel panorama delle malattie immuno-mediate. L’approccio clinico prevede pertanto un monitoraggio attento dei pazienti per la possibile insorgenza di manifestazioni autoimmuni associate, soprattutto in presenza di familiarità o sintomi suggestivi.

Lascia un commento