Cosa fare in caso di ictus? La prima cosa da fare in caso di sospetto ictus

Nel caso in cui si sospetti un ictus, è fondamentale agire senza esitazione perché ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la disabilità permanente. I sintomi compaiono all’improvviso e si manifestano attraverso perdita di forza o sensibilità a un lato del corpo, difficoltà a parlare o comprendere, alterazioni della vista, cefalea acuta mai provata prima, problemi di equilibrio o coordinazione. Riconoscere l’attacco e reagire prontamente può salvare molte funzioni cerebrali e, in alcuni casi, la vita stessa.

La prima azione: chiamare immediatamente i soccorsi

Il primo e più importante passo è chiamare subito il 112 o il numero di emergenza locale non appena si manifestano segnali compatibili con l’ictus, come un’improvvisa debolezza a metà del corpo o difficoltà nel linguaggio. Non bisogna mai aspettare che i sintomi passino da soli o sottovalutarli: anche un miglioramento temporaneo non esclude il rischio che si tratti comunque di un ictus. Ogni minuto trascorso senza intervenire equivale a milioni di cellule cerebrali che vengono perse e, per questo motivo, la chiamata immediata al soccorso permette di attivare rapidamente un percorso ospedaliero dedicato e aumentare sensibilmente le probabilità di un recupero significativo.

E’ importante evitare l’auto-trasporto: attendere l’arrivo del personale specializzato consente di fornire cure di emergenza anche durante il tragitto e garantisce la massima sicurezza al paziente. Nel momento della chiamata, bisogna fornire informazioni dettagliate ai soccorritori, specificando l’ora di inizio dei sintomi. Questo dato è essenziale per stabilire quale tipo di trattamento può essere effettuato e con quale tempistica, poiché la finestra di tempo utile per le terapie più efficaci è estremamente ridotta.

Cosa succede in ospedale: diagnosi e trattamenti d’emergenza

Una volta arrivato in ospedale, il paziente verrà condotto rapidamente nel reparto di Pronto Soccorso, idealmente in una Stroke Unit, ovvero un reparto specializzato dotato di personale addestrato per la gestione degli ictus. Qui si procederà subito con una serie di esami diagnostici, come la tomografia computerizzata (TAC), per determinare la natura dell’ictus: se si tratta di una forma ischemica (più frequente, causata da un trombo o embolo che occlude un vaso sanguigno cerebrale) o di una forma emorragica (rottura di un vaso).

Nel caso di ictus ischemico e in presenza di precise condizioni, viene somministrata una terapia trombolitica (ad esempio Alteplase): si tratta di farmaci capaci di sciogliere il trombo responsabile dell’occlusione del flusso sanguigno cerebrale, con l’obiettivo di ripristinare la circolazione e limitare i danni. In situazioni particolarmente severe, può rendersi necessario ricorrere a procedure invasive come la trombectomia meccanica, ossia la rimozione diretta del coagulo tramite un catetere. Tutte queste terapie devono essere somministrate entro poche ore dall’inizio dei sintomi: la maggiore efficacia si osserva nei primi 90 minuti, ma l’intervento è comunque possibile entro le tre o quattro ore dalla manifestazione dell’ictus.

Nel caso di ictus emorragico, invece, il trattamento verte sul controllo della pressione intracranica, sulla gestione delle complicanze e, in alcuni casi, sull’intervento chirurgico per arrestare l’emorragia.

Prevenzione dell’ictus e gestione del rischio

Se si è a rischio di ictus o se si desidera prevenirlo, è imprescindibile adottare uno stile di vita salutare e monitorare regolarmente i valori di pressione arteriosa, colesterolo e glicemia, poiché sono alcuni dei principali fattori di rischio. L’80% degli ictus può essere evitato tramite azioni di prevenzione, che includono:

  • Controllare la pressione arteriosa e trattare l’ipertensione secondo le indicazioni del medico.
  • Gestire i livelli di colesterolo con dieta, esercizio e, se necessario, farmaci.
  • Tenere sotto controllo la glicemia ed eventuali condizioni di diabete.
  • Smettere di fumare e limitare l’uso di alcolici.
  • Adottare un’alimentazione sana, favorendo frutta, verdura, cereali integrali e riducendo i grassi saturi e gli zuccheri.
  • Praticare attività fisica regolarmente.

Effettuare controlli periodici permette di identificare precocemente eventuali anomalie e intervenire prima che si sviluppi un quadro clinico acuto.

Riconoscere i sintomi e agire tempestivamente

Sapere quali sono i segnali d’allarme dell’ictus può fare la differenza e consentire un intervento tempestivo. I sintomi da non sottovalutare sono:

  • Improvvisa debolezza o paralisi a un lato del volto, di un braccio o una gamba.
  • Alterazione della sensibilità o formicolio asimmetrico.
  • Difficoltà a parlare o comprendere le parole.
  • Visione offuscata o sdoppiata, soprattutto da un solo occhio.
  • Confusione improvvisa.
  • Perdita di equilibrio o coordinazione, vertigini intense.
  • Mal di testa molto forte, improvviso e senza causa apparente.

Nel caso in cui si riscontrino questi sintomi, la priorità assoluta diventa chiamare immediatamente il numero di emergenza. Annotare l’ora precisa di esordio dei sintomi aiuterà i medici a valutare la miglior strategia terapeutica per il paziente. Non bisogna somministrare cibi, bevande o farmaci in attesa dei soccorsi, né tentare di trasportare la persona senza personale specializzato.

L’ictus rappresenta un’emergenza neurologica gravissima: il tempismo nell’intervento medico e nell’inizio delle cure è direttamente correlato alla possibilità di recupero. Solo una reazione pronta, formata dalla tempestiva chiamata ai soccorsi e dall’attivazione di un percorso clinico appropriato, può garantire le migliori possibilità di sopravvivenza e di ritorno alla vita quotidiana. Anche nei casi in cui il danno non è evitabile, la riabilitazione neurologica comincia il prima possibile, con fisioterapia e logopedia mirate al recupero delle funzioni perse, rappresentando la seconda fase della lotta alle conseguenze di questa patologia.

Conoscere questa sequenza di azioni può salvare la vita a se stessi o a chi ci è vicino, prevenendo l’avanzare dei danni cerebrali e incrementando le chance di una vita futura dignitosa e indipendente.

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